L'eco di Bergamo, June 2, 2011
By Bernadino Zappa
Che si trattasse di un "virtuoso" doc era ampiamente annuciato. Lo statiunitense Stephen Tharp ha concluso in grande stile la prima "Primavera organistica bergamasca".
Nel santuario della Beata Vergine Addolorata ha realizzato magnifiche cose sull'ottimo organo Locatelli: con un programma di grandi nomi della letteratura tedesca, piuttosto 'lontani' dal repertorio in cui si muove abitualmente, e chegli ha regalato una fama internazionale, davvero invidiabile.
Tharp si è calato con disinvolta pertinenza anche sulle dimensioni più contenute dello strumento, e ha fatto valere una tecnica di pedale e di manuali di assoluto rigore. Con scioltezza ha disegnato gli artifici contrappuntistici e le eleganti imitazioni di Bach e di Buxtehude, ma anche le ariose solennità di Johann Pachelbel e di Felix Mendelssohn-Bartholdy.
In un solo, breve ma splendido concerto il solista ha messo in mostra una compiuta padronanza dei registri, impiegati con misura e strategia, sovrapponendoli com una duttilità che di solito è lecito attendersi da uno strumento sinfonico romantico. Il vigore dei fondi dell'organo del santuario, le graduali intensificazioni hanno reso magnificamente tanto lo fantastie di Buxtehude quanto la solennità di Mendelssohn. Allo stesso tempo l'organista ha messo in evidenza un gioco di pedale scattante e ineccepibile, pronto a dialogare con le linee affidate ai manuali, Esemplare un questo senso è stata quel piccolo gioello di contrappunto che è la 'Fuga alla giga" BWV 577 di J.S. Bach. Un meccanismo a moto continuo, con entrate a più ripresse, al soprano, al basso e nelle parti intermedie, che l'organista americano ha trasformato in una danza gioiosa e tripudiante, rigorosa non meno che vitale.
Calorosi applausi del pubblico, purtroppo non troppo numeroso, con il ringraziamento finale del parroco monsignor Andrea Paiocchi.
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